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nave venire verso di loro, ma compresero che li avrebbe travolti;

            Mazzella  riuscì ad  allontanarsi  a  nuoto  con  le sue ultime  forze
            (venne poi tratto in  salvo, semiassiderato, da un’altra nave

            britannica), ma D’Arco non ce la fece e venne risucchiato dalle

            eliche della nave, scomparendo per sempre.
            Mentre  i  soccorsi  erano  in  corso,  vennero  avvistati  alcuni

            ricognitori tedeschi: temendo un imminente attacco della

            Luftwaffe, alle undici le navi della Mediterranean Fleet

            abbandonarono le acque al largo di Capo Matapan e diressero
            per Alessandria, lasciandosi alle spalle centinaia di naufraghi

            ancora  in acqua.  Cunningham  inviò  un  messaggio  in  chiaro

            all’ammiraglio  Riccardi, informandolo della posizione dei

            naufraghi e  suggerendo l’invio di una  nave ospedale veloce;  il
            capo di Stato Maggiore della Regia Marina rispose, anch’egli in

            chiaro, «Vi ringrazio  per  vostra  comunicazione.  La  nave

            ospedale Gradisca è già partita ieri sera da Taranto alle ore 17».
            L’indomani, alle 17.30, un idrovolante britannico in ricognizione

            segnalò delle imbarcazioni cariche di superstiti 90 miglia a

            sudovest  di  Capo  Matapan,  per  cui  fu  inviato  sul  posto  un

            cacciatorpediniere greco, l’Hydra. Questi, nonostante le avverse
            condizioni meteorologiche, recuperò  altri  139 superstiti italiani

            (dando la precedenza ai feriti), ossia 2 ufficiali e 137 tra

            sottufficiali, sottocapi e marinai, dei quali dodici dello Zara, 104

            del Fiume e  23 dell’Alfieri.  I  naufraghi  raccolti  dall’Hydra furono
            sbarcati all’arsenale di Atene ed avviati alla prigionia nei pressi

            della capitale greca (prigionia che sarebbe però stata di breve

            durata, in quanto la Grecia si arrese all’Asse due mesi dopo, ed i
            prigionieri furono liberati e tornarono in Italia).



            Mentre il tempo passava, il numero dei naufraghi si

            assottigliava. Il sole del primo giorno aveva scaldato molto l’aria,
            inducendo  molti  dei  naufraghi  a  spogliarsi;  ma  con  la  notte
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